Pubblicato da: fitonews | 20 dicembre 2019

Mirtillo rosso (gemmoderivato) e gonfiore addominale…

Testo tratto da: Enrica Campanini, 2019,  Gonfiore addominale – un aiuto dalla natura, Tecniche Nuove, Milano

” Vaccinium vitis idaea MG 1DH → Azione riequilibrante la funzionalità intestinale.

Il gemmoderivato, ottenuto dai giovani getti di Vaccinium vitis idaea (mirtillo rosso), rappresenta il rimedio specifico per tutti i disturbi che interessano il colon: meteorismo, intestino irritabile, colite spastica, ecc. Agisce, infatti,  riequilibrando la funzionalità intestinale grazie all’azione sfiammante, antispasmodica e regolatrice  della motilità e quindi della funzionalità intestinale. L’azione antifermentativa lo rende, inoltre,  un prezioso ausilio in caso di meteorismo, casi nei quali può essere associato Juglans regia M.G.1DH (vedi sotto). La sua prescrizione, tratto comune a tutti i gemmoderivati, sembra che contribuisca a diminuire nel sangue i livelli di acido urico, urea e colesterolo, manifestando in tal modo anche proprietà drenanti. Quando la componente ansiosa e lo stress rivestono un ruolo importante nella comparsa del meteorismo,  risulta valida la contemporanea prescrizione con Tilia tomentosa MG1DH grazie alla quale si riuscirà a migliorare il quadro sintomatologico (azione ansiolitica e di riequilibrio a carico del sistema neurovegetativo). Posologia –  Vaccinium vitis idaea MG 1DH: 30-50 gocce, diluite in acqua e sorseggiate lentamente, 15 minuti prima dei pasti principali, per più mesi (cicli di 20 giorni al mese e 10 di riposo)”

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Pubblicato da: fitonews | 30 marzo 2011

Una sorpresa inaspettata….

Nella prima edizione del mio Dizionario di Fitoterapia e piante medicinali (1998) non avevo trattato la Digitale (Digitalis purpurea e Digitalis lanata): in terapia medica infatti si preferiscono utilizzare i principi attivi della pianta, molto più sicuri ed affidabili. Ed ecco che nel leggere il libro del grande scrittore  Mario Rigoni Stern Tra due guerre [Einaudi, Milano, 2000] mi sono imbattuta con piacevole sorpresa in questa frase:«Ai bordi della strada ogni tanto vedevo il bel fiore della digitale purpurea, la preziosa pianticella che nel passato ha curato tanti cuori. Anche quello di mia madre. Si usa ancora in farmacologia la digitalina? Ma come mai nel recente bel Dizionario di fitoterapia e piante medicinali della Campanini non si trova citata?» Scrissi al Maestro, sia per ringraziarlo per aver scelto il mio libro  e sia per comunicargli che nella successiva edizione  gli avrei dedicato questa pianta che fa parte di una natura che come scrittore appassionato della Natura  ha saputo da sempre descrivere con profondo amore e rispetto. E puntualmente la monografia sulla digitale e il ricordo di Mario Rigoni Stern sono presenti nella seconda edizione (2004),  nella terza edizione (2012) e nella quarta edizione (2022) appena pubblicata.dizionario-4-1

Pubblicato da: fitonews | 28 marzo 2023

Approccio integrato alla Sindrome Metabolica

Corretta alimentazione, esercizio fisico costante, ma anche ricorso a fitoterapia, gemmoterapia e omeopatia. Un intervento a 360° che può contribuire alla prevenzione di alcuni dei fattori di rischio della condizione

La sindrome metabolica, secondo la definizione della Società italiana di geriatria e gerontologia, è una «costellazione di fattori di rischio, tra loro correlati, per malattie cardiovascolari e diabete». Si tratta, quindi, di una condizione clinica caratterizzata da più fattori predisponenti e reciprocamente ingravescenti in grado di aumentare significativamente, quando presenti, il rischio per malattie cardiache, diabete, ictus e altri disturbi vascolari.

La diagnosi prevede un corretto riconoscimento e inquadramento dei fattori di rischio che la compongono, vale a dire: alterato metabolismo glucidico e/o diabete mellito, obesità viscerale, dislipidemia, ipertensione arteriosa. La presenza concomitante di almeno tre dei fattori di rischio sopra elencati permette di porre diagnosi di sindrome metabolica.

Strategia preventiva

La prevenzione rappresenta la migliore arma terapeutica nel trattamento della sindrome metabolica. Secondo quanto riporta l’Istituto superiore di sanità (Iss), «l’adozione di uno stile di vita sano, basato sul mantenimento del peso forma, la pratica regolare di un’attività fisica quotidiana e una dieta equilibrata che consenta di tenere sotto controllo la pressione del sangue, i valori di colesterolo e la glicemia. Uno stile di vita sano comprende anche moderazione nel consumo di alcol e astensione dal fumo».

Oltre alle misure dietetiche, si può ricorrere anche alle medicine complementari per cercare di ottenere valori ottimali per quanto riguarda il profilo lipidico. Fitoterapia, gemmoterapia e omeopatia risultano efficaci, infatti, a titolo preventivo, quando i livelli di colesterolo e trigliceridi possono ancora essere controllati con la dieta, ma in alcuni casi, a giudizio del medico, possono essere prescritti prima di arrivare al farmaco.

La contemporanea assunzione di piante medicinali, gemmoderivati o medicinali omeopatici, infatti, è in grado di stimolare la funzionalità epato-renale e può contribuire, quando possibile, a riequilibrare i valori della pressione arteriosa e a mantenere parametri ematici di colesterolo e trigliceridi nella norma. La loro assunzione determina, inoltre, un’azione sul ricambio generale che si traduce, grazie all’aumentata eliminazione di scorie metaboliche da parte dell’organismo (le cosiddette “tossine”), in un’azione depurativa in grado di determinare un’azione tonica generale che può concorrere a uno stato di benessere generale.

Ricorrere alla fitoterapia

Taraxacum officinale Weber (tarassaco)

Di seguito si propone un elenco delle principali piante medicinali consigliate per la gestione della sindrome metabolica.

  • Allium sativum L. (aglio): indicato nel trattamento coadiuvante in caso di ipercolesterolemia, di ipertensione di tipo lieve e nella prevenzione delle patologie vascolari (aterosclerosi) associate con l’invecchiamento;
  • Cynara scolymus L. (carciofo): agisce sul metabolismo lipidico diminuendo la produzione di colesterolo e di trigliceridi endogeni e aumentandone l’escrezione o la ridistribuzione nei depositi naturali;
  • Taraxacum officinale Weber (tarassaco): esercita attività ipocolesterolemizzante, azione dovuta molto probabilmente al comparto flavonico. Viene utilizzato anche nei disturbi dispeptici e nel favorire la diuresi;
  • Glycine soja Sieb. and Zucc. syn. Glycine Max (L.) Merr. (soia): manifesta la sua azione ipocolesterolemizzante tramite modificazione del metabolismo epatico del colesterolo e aumento della secrezione biliare;
  • Curcuma longa L. syn. Curcuma domestica Val. (curcuma): si caratterizza per l’azione coleretica e colagoga e quindi favorevole per contenere i livelli ematici del colesterolo totale.

Recentemente sono state segnalate anche piante medicinali appartenenti alla medicina ayurvedica (Commiphora mukul) e cinese (Berberis aristata). Quest’ultima è presente in svariati preparati commerciali in quanto sembra sia in grado di ridurre trigliceridi e colesterolo grazie all’aumento del numero di recettori epatici per le LDL. Analogo meccanismo presentano i policosanoli (Estratto specifico di canna da zucchero o Saccharum officinarum), anch’essi presenti in molti preparati reperibili in commercio.

Medicinali omeopatici

Il trattamento omeopatico della sindrome metabolica prevede, in linea di massima, l’impiego di medicinali ad azione sintomatica e di terreno (azione riequilibrante). Come scriveva il medico omeopata M. Guermonprez «Non c’è alcuna prova formale dell’azione dell’omeopatia sui valori della colesterolemia, sulla modificazione favorevole del rapporto LDL/HDL, o sulla trigliceridemia, ma il trattamento dello stato generale e l’assunzione dei medicinali di terreno non può che avere un effetto favorevole a lungo andare».

Sulfur

Fra i medicinali omeopatici maggiormente prescritti sono segnalati:

  • Lycopodium clavatum: indicato nel soggetto dismetabolico con tendenza al diabete, iperuricemia, ipercolesterolemia (LDL elevato malgrado un regime dietetico adeguato), iperazotemia e alterazione degli enzimi epatici. “Soggetto rigido, esigente e critico, sovente ben documentato sul suo caso” (Guermonprez, 2006);
  • Phosphorus: ad azione epatotropa, è particolarmente indicato nel soggetto iperestesico, fragile e iperemotivo;
  • Nux vomica: indicato in casi di ipertensione legata a uno stile di vita eccessivo: abuso di caffè, alcol, tabacco, eccitanti etc. (azione «disintossicante»). Si tratta di soggetti descritti come «sedentari iperestesici» (Guermonprez, 2006);
  • Baryta carbonica: la sua prescrizione (ipertensione e aterosclerosi) risulta di routine nell’ipertensione dell’anziano, allo scopo di controllare la pressione arteriosa e limitare il progredire della sclerosi vascolare;
  • Sulfur: presenta “Molti sintomi o silenzio totale”(Guermonprez, 2006). Ipertensione in soggetti attivi, calorosi, talvolta in sovrappeso perché amanti della buona tavola, con tono dell’umore generalmente buono. Segni caratteristici di Sulfur sono la congestione con rossore del volto, la cefalea congestizia, i piedi caldi con senso di bruciore, le vampe di calore, la congestione emorroidaria. “Per la scuola omeopatica francese, l’uso di Sulfur nella terza età è quasi un protocollo universale che trascende dai dati particolari per un uso anti-invecchiamento che potrebbe essere valido per chiunque. In questo modello terapeutico si propone l’assunzione di dosi settimanali di Sulfur a media diluizione (9 CH)” (Guermonprez, 2006).

La posologia consigliata è 9-15 CH, 5 granuli, 1-2 volte/die.

Leggi l’articolo completo su Medicina Integrata di febbraio

Pubblicato da: fitonews | 2 marzo 2023

Kimchi e miso: dalla Corea al Giappone

(Testo tratto da: Campanini E., 2021, Un aiuto dalla Natura, Tecniche Nuove, Milano)

Tutti gli alimenti fermentati contengono probiotici come lo yogurt, il kefir, il tempeh, i crauti, il kimchi, il miso, l’amasake, l’umeboshi (prugne salate giapponesi), la pasta madre (fatta con il lievito madre), il rejuvelac (bevanda fermentata a base di grano), la smetana (panna sottoposta a fermentazione lattica e conosciuta come panna acida, tipica dell’est Europa), il kombucha (bevanda fermentata a base di tè, originaria della Cina) e molti formaggi vegani a base di frutta secca oleosa.

Un piatto particolare è Il kimchi è il piatto per eccellenza della tradizione coreana e viene preparato facendo fermentare con il sale da salomoia verdure diverse a seconda della stagione (cavolo cinese, daikon, ecc.). Queste verdure sono insaporite con peperoncino rosso in polvere, cipollotti, aglio, zenzero, salsa di pesce, ecc.Le ricette sono varie e, infatti, esistono circa 200 varietà di Kimchi. Viene servito principalmente come contorno durante ciascun pasto, ma può fungere anche da portata principale. Il gusto acidulo stimola l’appetito e facilita la digestione. Risulta particolarmente ricco in probiotici (in particolare Lactobacillus Kimchii), fibre, vitamina C, A, calcio e ferro.


Il miso, una pasta fermentata di colore marrone, è un condimento d’origine giapponese ottenuto dalla fermentazione dei fagioli di soia gialla, sale marino e cereali, in particolare riso o orzo. Risulta ricco in proteine, minerali (calcio, magnesio e ferro), vitamine (soprattutto del gruppo B, A, ecc.) e di enzimi che stimolano la digestione delle proteine, dei grassi e carboidrati. “Apporta probiotici, batteri ‘benefici’ che riequilibrano la flora dell’intestino e favoriscono la salute dell’organismo in generale. Questi microrganismi infatti aiutano l’organismo ad assimilare meglio i nutrienti, tra cui le vitamine e i minerali” . Il suo sapore lo rende adatto per insaporire brodi, minestre e zuppe al posto del classico dado da cucina. “Per preservarne gli effetti benefici va sciolto in poca acqua e aggiunto ai piatti a fine cottura senza farlo bollire nelle zuppe o nelle minestre” . Occorre porre però attenzione alla presenza di sodio di cui il miso è ricco.

Pubblicato da: fitonews | 25 febbraio 2023

Le sommità fiorite del timo e la tosse

Thymus serpyllum L.- Thymus Thymus serpyllum – Le sommità fiorite di Timo, contenenti olio essenziale, tannino, sostanze amare (serpillina), glicosidi flavonici, saponine, triterpeni, ecc. sono da sempre impiegate per la loro attività antisettica, espettorante e mucolitica nelle affezioni dell’apparato respiratorio. A queste attività affiancano una non trascurabile azione antitussiva e spasmolitica. La prescrizione di preparati a base di Timo risulta utile nelle bronchiti acute e croniche, nella tosse convulsa, nella tosse asmatica e, in genere, nelle forme catarrali. In particolare, oltre ad alleviare la tosse causata dalla bronchite e  dall’infiammazione delle vie respiratorie superiori,  migliora le turbe digestive e  gastro-intestinali minori eventualmente presenti, stimola  la digestione e migliora  il tono generale . Queste indicazioni sono riconosciute dalla Commissione E della Sanità tedesca, dall’  OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall’ESCOP (European Scientific Cooperative on Phytotherapy). Le preparazioni contenenti Timo serpillo risultano più blande grazie al minor contenuto in olio essenziale e  meglio tollerate. Le indicazioni terapeutiche sono comunque analoghe a quelle del Thymus vulgaris. Avvertenze: La letteratura non segnala effetti secondari e tossici alle dosi terapeutiche, a meno che non vi sia una particolare sensibilità individuale. Gli effetti collaterali del Timo sono legati ad un utilizzo improprio dell’olio essenziale puro. Le persone sensibili al polline delle betulle e del sedano possono presentare un’allergia crociata al timo. Posologia: Infuso: versare 150 ml di acqua bollente su 1,5-2 g di pianta essiccata, filtrando dopo 10 minuti (un cucchiaino da tè corrisponde a 1,5 g) diverse tazze al dì (adulti); bambini metà dose. Sciroppo: 1 cucchiaio  3 volte al dì; Estratto secco: 100 mg/cps;1 cps 1-3 volte al dì; T.M.: 30 gocce, diluite in acqua, 1-3 volte al dì.

Curiosità: Il nome Timo viene fatto risalire al verbo greco thyein = profumare. L’usanza greca di bruciare cespugli di Timo nei falò propiziatori offerti agli dei rende ragione anche a coloro che fanno derivare questo nome da thumon = ciò che è preso in sacrificio. Ma potrebbe derivare anche da thm, parola egiziana riferita a una pianta che veniva utilizzata nel lavaggio delle salme da imbalsamare: nulla di strano date le ormai indiscusse proprietà antisettiche attribuite alla pianta. Ma anche dal greco forza, coraggio, per indicarne la virtù eccitante.

Pubblicato da: fitonews | 11 gennaio 2023

Il frutto e le gemme del fico

Il fico dopo la vite e il cedro, è la pianta più citata nella Bibbia. Le antiche civiltà del Mediterraneo non conoscevano lo zucchero (la canna da zucchero arriverà in Europa nel 1100): anche per questo il fico era particolarmente apprezzato insieme al miele nella cucina mediterranea. Il fico, prodotto dal «fratel della vite, il nereggiante fico» è citato da Omero nell’Odissea per la dolcezza dei suoi frutti. I frutti del fico (Ficus carica L.) sono assai apprezzati dal punto di vista alimentare: vanno consumati a piena maturazione, in quanto solo in questo stadio risultano, oltre che assai gradevoli al palato, dotati di virtù digestive. Essiccati sono reputati più nutritivi di quelli freschi. Il valore calorico per 100 g di parte edibile è di 47 calorie per i fichi freschi, circa 300 calorie per i fichi essiccati. Il contenuto vitaminico è rappresentato da tiamina, riboflavina, niacina, vitamina A, vitamina C, quello minerale da sodio, potassio, ferro, calcio, fosforo, ecc. Dal punto di vista terapeutico, la tradizione popolare, utilizza il frutto del Fico, grazie alla sua ricchezza in zuccheri, come blando lassativo  (lassativo osmotico).La decozione del frutto, sia essiccato che fresco,  risulta efficace come emolliente ed espettorante nelle infiammazioni a carico delle vie respiratorie, dal raffreddore alle forme bronchiali catarrali, alla pertosse. Non a caso rientra  nei quattro frutti pettorali con datteri, giuggiole e uva secca o carruba. Avvertenze: I fichi vanno consumati quando sono giunti a piena maturità in quanto acerbi possono provocare gastralgia. Non utilizzare il lattice né per via interna nè per uso topico. Nelle foglie e nei rametti sono presenti, infatti,  furocumarine, psoralene e bergaptene, che possono essere responsabili dell’insorgenza di gravi reazioni cutanee(fotodermatiti). 

In Gemmoterapia  si utilizzano le gemme dotate di organotropismo nei confronti di stomaco e sistema neurovegetativo. Viene loro attribuita, infatti, un’azione di riequilibrio a livello dell’asse cortico-diencefalico: tale proprietà contribuisce a normalizzare  la motilità e la secrezione gastroduodenale.   Il gemmoderivato (Ficus carica MG 1DH) è impiegato, pertanto, in terapia nel trattamento (anche come complementare) delle turbe dispeptiche, nell’iper-ipocloridria, nella disfagia esofagea, nell’ernia iatale, nell’esofagite da reflusso e nelle affezioni gastroduodenali in genere. Le gemme, grazie all’azione di riequilibrio neurovegetativo, sono inoltre dotate di proprietà ansiolitiche: il loro utilizzo risulterà pertanto importante per mitigare lo stato di ansia che può essere alla base del disturbo digestivo. Ficus carica MG 1DH trova indicazione anche  nei quadri clinici ove la componente emozionale dà luogo a manifestazioni di ambito psicosomatico, in particolare a carico della sfera digestiva, grazie all’azione di riequilibrio neurovegetativo. Può essere inserito, unitamente ad altri presidi terapeutici, nel trattamento coadiuvante della bulimia sostenuta da disritmia corticodiencefalica o, comunque, nella terapia dell’obesità o sovrappeso di origine psicosomatica: contribuirà, infatti, oltre a normalizzare la secrezione gastrica, a regolare l’appetito a diminuire la componente ansiosa che spesso si associa a questo stato. Ne viene segnalato l’uso (come coadiuvante) nella nevrosi ad impronta fobico-ossessiva con tachicardia e palpitazioni  e nelle forme ansioso-depressive. Posologia: Ficus carica  MG1DH30-50 gocce due volte al dì, 15 minuti prima dei pasti principali: diluire in acqua e sorseggiare lentamente. Cicli di 20 giorni al mese per 2-3 mesi.

Pubblicato da: fitonews | 20 dicembre 2022

Erisimo e stati infiammatori delle vie respiratorie

Le indicazioni terapeutiche di Erisimo (Sisymbrium officinale (L.) Scop. = Erysimum officinale L.), pianta medicinale conosciuta a livello popolare come “erba del cantore”, si basano su un utilizzo clinico consolidato nel tempo. La pianta è da sempre considerata un rimedio specifico in caso di raucedine e afonia e risulta particolarmente indicata in caso di laringiti sopravvenute in seguito a sforzo vocale in quanto contribuisce ad attenuare i sintomi dolorosi legati alla secchezza e all’infiammazione della laringe e della faringe. In virtù delle proprietà antiflogistiche e all’attività espettorante e mucolitica rientra anche nella formulazione di preparazioni rivolte al trattamento coadiuvante degli stati infiammatori delle vie respiratorie quali tracheiti e affezioni bronchiali benigne e, come sintomatico, nella tosse dei fumatori. Grazie alle proprietà antiossidanti, preparati a base di S. officinale potrebbero risultare utili, oltre che per i fumatori, la cui capacità di eliminare i radicali è ridotta rispetto ai non fumatori, per le persone che lavorano in ambienti altamente inquinati, soggetti che spesso soffrono di problemi legati alle vie respiratorie superiori. Avvertenze: Ai dosaggi terapeutici non sono da temere effetti collaterali. Si consiglia tuttavia, a scopo precauzionale, di non utilizzare in gravidanza, allattamento e in pediatria (non prima dei 6 anni di età) vista la scarsità di dati esistenti dal punto di vista chimico e farmacologico (solo prescrizione medica). Per dosaggi elevati e prolungati nel tempo sembrano possibili interazioni con farmaci tiroidei a causa della presenza nel fitocomplesso dei glucosinolati. Posologia: T.M.: 30 gocce, diluite in acqua, 1-3 volte al dì; Infuso: 5 g di droga per tazza d’acqua bollente; lasciare in infusione per 20 minuti. Si consiglia di aggiungere miele e liquirizia in quanto la pianta ha un gusto sgradevole. L’infuso può essere impiegato anche per gargarismi. Per via locale, come collutorio, risulta un buon antalgico nelle affezioni della cavità orale e/o orofaringea.

(Tratto da: E. Campanini, Dizionario di Fitoterapia e piante medicinali, 2022, Quarta Edizione, Tecniche Nuove, Milano, pp.897-899)

Pubblicato da: fitonews | 5 dicembre 2022

Gemmoterapia e sovraffaticamento epatico

In caso di sovraffaticamento epatico oltre ai consigli dietetici atti a modificare abitudini alimentari errate, generalmente possono essere impiegate piante medicinali che manifestano un’azione elettiva a livello della sfera epatica migliorandone la funzionalità e quindi anche la  capacità di disintossicazione. In gemmoterapia sono indicati soprattutto i gemmoderivati ottenuti da Rosmarinus officinalis e Juniperus communis per il loro spiccato organotropismo nei confronti del fegato.

In particolare:

Rosmarinus officinalis MG 1DH, ottenuto daigiovani getti del rosmarino, agisce migliorando la produzione della bile e favorendo il regolare svuotamento della colecisti contribuendo in tal modo all’azione epatotropa e antidislipidemica fondamentali per la disintossicazione dell’organismo. Con la sua somministrazione si assiste anche ad un miglioramento della funzionalità intestinale. Avvertenze: Non assumere la sera. Si consiglia cautela in caso di ipertensione. Juniperus communis MG 1DH è considerato un ottimo drenante epato-renale in quanto possiede  una doppia azione: sul fegato, e in particolare a livello dell’epatocita, ove esercita un’attività stimolante e rigeneratrice, e sul rene del quale sollecita  la funzione. Si ottiene così un’aumentata eliminazione di scorie da parte dell’organismo e quindi ad un alleggerimento del distretto epato-renale. Il primo sarà indicato in particolare quando oltre all’azione disintossicante si vuole ricercare un’azione di riequilibrio del profilo lipidico (colesterolo e trigliceridi), mentre i giovani getti del ginepro (Juniperus communis MG 1DH) saranno indicati quando si ricerca principalmente un’azione disintossicante. La sua assunzione, ad esempio, in concomitanza ad una terapia farmacologica ne può contrastare gli effetti secondari grazie alla migliorata funzionalità epatica.

(La posologia consigliata per il MG1DH sarà di 30 gocce, diluite in acqua e sorseggiate lentamente, 1-2 volte al dì per 20 giorni al mese per per 1-2 mesi. Se si preferisce utilizzare invece il macerato glicerinato concentrato la posologia ha un dosaggio10 volte inferiore rispetto alla forma galenica MG1DH (macerato glicerinato diluito alla prima decimale hanhemanniana) .

Campanini E., Manuale pratico di gemmoterapia, III Edizione, 2022, Tecniche Nuove, Milano

Campanini E., Fitoterapia, Gemmoterapia, Omeopatia, 2017, Tecniche Nuove, Milano

Pubblicato da: fitonews | 11 novembre 2022

Passiflora e il sonno: un aiuto dalla natura

L’utilizzo di Passiflora incarnata L. è indicato particolarmente nelle turbe minori del sonno. Per la sua azione sedativa viene consigliata, infatti, nelle lievi forme di insonnia dovute ad affaticamento e in caso di stress. In particolare risulta valida nell’insonnia da eccitazione cerebrale, quando cioè l’ostacolo al sonno è dovuto a un eccessivo lavoro intellettuale o nei soggetti ansiosi e stressati, e nell’insonnia legata a uno stato depressivo. Con il suo utilizzo non si manifestano effetti secondari mentre si ottiene una valida sedazione, un sonno di qualità e un’attenuazione del senso di angoscia. Henry Leclerc (medico, 1870-1955) segnalò l’efficacia della pianta, per l’azione neurosedativa e riequilibrante, nelle turbe della menopausa, nel climaterio e per contrastare l’insonnia che frequentemente si manifesta durante la convalescenza da malattie infettive, in particolare nell’influenza.

Pubblicato da: fitonews | 10 settembre 2022

30 anni di libri

Una foto per immortalare la mia trentennale “produzione” libraria … e tra poco arriverà una nuova edizione (la terza) ampliata e aggiornata del “Manuale pratico di gemmoterapia” edito da Tecniche Nuove.

Molti mi chiedono dove acquistare i miei libri. Ecco il link   per la pagina a me dedicata sul sito della:

casa editrice tecniche nuove

Cliccando su questo link è possibile effettuare l’ordine.
Naturalmente i miei libri possono essere acquistati anche in tutte le librerie!

Pubblicato da: fitonews | 2 luglio 2022

Elicriso, un prezioso alleato per la salute

L’elicriso (Helichrysum italicum (Roth) G. Don ) è una pianta tipica dell’area mediterranea, dal profumo molto intenso, assai diffusa in prossimità delle regioni costiere. Appartiene alla famiglia delle Asteraceae. Si deve al dottore Leonardo Santini (1904-1983), medico condotto in Garfagnana (Toscana), l’osservazione che l’elicriso (sommità fiorite), utilizzato dalla gente del posto in maniera empirica per curare diverse affezioni a carico soprattutto dell’apparato respiratorio (tosse, bronchite, ecc.), manifestava un interessante e benefico effetto anche nelle patologie artrosiche e, soprattutto, nelle dermopatie quali psoriasi e forme eczematose ove, con il suo impiego sia per uso interno che locale, si assisteva ad un graduale e netto miglioramento del quadro clinico (regressione dell’eritema, diminuzione del prurito quando presente, ecc.). Incuriosito dai riscontri ottenuti iniziò a studiare la pianta e le sue indagini, rappresentano tuttora una preziosa fonte di dati per la ricerca sull’attività clinica di una pianta il cui uso era caduto nell’oblio.Studi successivi, eseguiti presso l’Università di Pisa (anni 50 del secolo scorso), e voluti dallo stesso dottor Santini, confermarono le sue segnalazione circa le proprietà antinfiammatoria, antiallergica, eudermica, balsamica, antibatterica ed espettorante attribuite alla pianta e ipotizzarono per Helichrysum italicum un’azione corticosurrenalica e antiepatotossica (attività disintossicante a livello epatico).  

Quarta edizione 2022

A conferma di quanto brillantemente anticipato dal dottor Santini, negli ultimi anni è stato pubblicato uno studio realizzato dal Dipartimento di Farmacologia dell’Università di Valencia che ha confermato le proprietà antiflogistiche (cortison-like) della pianta ed evidenziato quelle antiossidanti (2004). La ricerca è stata effettuata sia in vitro che in vivo su modelli animali. Secondo gli autori, tali proprietà possono essere spiegate attraverso “effetti multipli”, compresa l’inibizione degli enzimi infiammatori, l’azione scavenger dei radicali liberi e l’attività simil-corticoide.Nel fitocomplesso della pianta sono presenti, non a caso,  flavonoidi, acido caffeico, olio essenziale, principi amari (lattoni sesquiterpenici), tannini, ecc. in grado di svolgere tali attività. Un ulteriore studio condotto da un gruppo di ricercatori del Co.S.Me.Se. (Consorzio Interuniversitario per lo Studio dei Metaboliti Secondari), diretto dal prof. Mauro Ballero dell’Università di Cagliari, ha isolato da una sottospecie di elicriso (Helichrysum italicum ssp. microphyllum), particolarmente diffusa in Sardegna, un principio attivo denominato Arzanolo (Arzana è il paese dove si ritrova in quantità questa sottospecie), in grado di manifestare in vitro proprietà antivirali nei confronti del virus dell’HIV, e in vivo proprietà antiinfiammatorie.

Una revisione sistematica riguardante gli studi effettuati sull’Elicriso, pubblicata nelle rivista Journal of Ethnopharmacology (2014) è giunta alla conclusione che “Helichrysum italicum è una pianta medicinale con promettenti attività farmacologiche. Tuttavia, la maggior parte delle sue applicazioni tradizionalmente dichiarate non sono ancora state provate scientificamente. Sono necessari studi clinici per confermare ulteriormente questi dati e promuovere l’Helichrysum italicum come uno strumento importante nel trattamento di diverse malattie”. Avvertenze:la letteratura scientifica non segnala effetti secondari e tossici alle dosi terapeutiche, a meno che non vi sia una particolare sensibilità individuale. 

Pubblicato da: fitonews | 22 giugno 2022

Il Mirto fra Fitoterapia e Omeopatia

Il Mirto in Fitoterapia : L’impiego terapeutico del Mirto (Myrtus communis L.) è legato principalmente alla presenza dell’olio essenziale e dei tannini. L’olio essenziale, estratto dai ramoscelli per idrodistillazione, presenta azione antitussiva, espettorante e blandamente antisettica, mentre i tannini si caratterizzano, oltre che per le proprietà antibatteriche, antimicotiche e antivirali, per un’azione astringente e vasocostrittrice. Il mirto rientra, grazie a queste caratteristiche, nella formulazione di tisane e sciroppi, particolarmente gradevoli ed efficaci, indicati nel trattamento delle affezioni bronchiali caratterizzate da tosse, catarro, ecc. Viene anche segnalata  un’azione antisettica a livello delle vie urinarie (J. Raynaud, 2006).

Il mirto conosce, inoltre, un uso topico: preparazioni quali  creme e oli  sono impiegate nel trattamento locale delle forme reumatiche e per massaggi stimolanti, mentre decotti o infusi sono utilizzati in caso di gengiviti, leucorrea, emorroidi, pelle e mucose irritate. La pianta è segnalata, infatti, come un ottimo antisettico e stimolante cutaneo. L’applicazione topica, per lo più in frizioni, di preparati a base di foglie e bacche, ricchi in sostanze tanniche, determina azione astringente con conseguente diminuzione della permeabilità cellulare, disimbibizione del tessuto connettivo, vasocostrizione e una modica analgesia locale. L’olio essenziale è, infine, usato in profumeria «per ottenere note di testa fresche, principalmente per la composizione di acque di colonia e di toeletta. Non ha persistenza» (G. Fenaroli, 1963). Avvertenze: Non segnalati effetti tossici alle posologie abituali. Dosi elevate di olio essenziale possono provocare nausea, cefalea, depressione.
In Sardegna con le bacche  si  prepara  un liquore dalle caratteristiche proprietà stomachiche e digestive. L’utilizzo delle bacche per la preparazione del liquore risale, probabilmente, al secolo scorso, quando veniva preparato a uso esclusivamente casalingo. Il liquore di mirto si ottiene mediante infusione idro-alcoolica a freddo delle bacche (mirto rosso), o delle foglie (mirto bianco). Il mirto bianco è prodotto in quantità inferiori rispetto al rosso. La denominazione “mirto di Sardegna” è riservata al liquore di mirto rosso. 

Il Mirto in Omeopatia: Si tratta di un piccolo medicinale d’azione locale e limitata. E’ indicato nella tosse secca delle tracheobronchiti che si accompagna a dolore polmonare a sinistra  irradiato alla spalla. Secondo Guermonprez in caso di tosse dolorosa a livello tracheale o del torace è da “tentare” il suo impiego quando hanno fallito medicinali ben più indicati quali Bryonia, Phosphorus, Causticum.  Può essere indicato anche quando il dolore nella parte alta del polmone (a sinistra) è in relazione a una patologia polmonare o una periartrite della spalla.  In passato è stato rimedio di tubercolosi polmonare (Myrtus 5 CH, 5 granuli 2-4 volte al dì). Commento: Molto particolare e precisa l’indicazione omeopatica che può comunque andare a completare la prescrizione fitoterapica del mirto. Come afferma Guermonprez “una pianta a dosi omeopatiche produce sempre più effetti”rispetto all’uso fitoterapico. 

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